Mogli e figlie
Jo March, 2015
Trad. it. di Mara Barbuni
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Mogli e figlie (traduzione di Mara Barbuni, con introduzione di Marisa Sestito. Pubblicato da Jo March, maggio 2015) è uno di quei libri che si aspettano per anni – magari senza neppure saperlo. Le ragioni della grandezza di questo romanzo sono così tante che voglio provare a farne un elenco, sperando di avvicinarmi anche solo un po’ a restituire il senso della sua magnificenza e a rendere ragione del suo essere, molto probabilmente, il capolavoro di Elizabeth Gaskell.
Molly
La protagonista di Mogli e figlie, Molly Gibson, è forse il risultato compiuto di tutte le sperimentazioni dei romanzi precedenti. In lei ritroviamo la dolcezza e la caparbietà di Margaret Hale, la profondità morale e intellettuale di Phillis Holman, la forza delle passioni di Sylvia Robson.
Cynthia
La sorellastra di Molly, Cynthia Kirkpatrick, è un miracolo narrativo, un personaggio rotondo, ricco, sfumato, stupendo, vero “cibo per la mente” che ci lascia sempre in bilico tra amore e disapprovazione.
Il dottor Gibson
Il papà di Molly è un personaggio bellissimo – così reale da rendere difficile credere che sia solo il frutto dell’immaginazione. Testardo, protettivo, sarcastico, affettuoso senza volerlo dimostrare, onesto fino al midollo, fallibile, facile all’intransigenza e al perdono. Meraviglioso.
La piccola società di Hollingford
La signora Gibson e tutti gli abitanti di Hollingford, in particolare le sue comari, sembrano scappati dalla porta sul retro di un romanzo di Jane Austen per entrare a pieno titolo nell’età vittoriana.
La famiglia Hamley
Nello Squire Hamley si agita un intero mondo di passioni, e i suoi figli, Roger e Osborne, sono personaggi talmente vividi che ci sembra di poterli invitare a sedersi un po’ con noi, per chiacchierare di scienza e di poesia.
La scenografia
L’evocazione dell’ambiente intorno a Hollingford, con i suoi boschi, le colline azzurre, i prati sterminati e i profili delle sontuose dimore nobiliari, che diventano quasi violette alla luce del tramonto, tradisce l’amore di Elizabeth Gaskell per la poesia romantica e per Wordsworth. La ciclicità dei ritmi della campagna e l’avvicendarsi delle stagioni sono il vero orologio di Mogli e figlie.
La “vecchia Inghilterra” e la tensione verso il progresso
Mogli e figlie è un grande affresco dell’Inghilterra vittoriana. Muovendoci tra un salotto e l’altro, fra i campi e le vie di Londra, fino a intravvedere il deserto africano, sprofondiamo nelle tradizioni della vecchia Inghilterra della prima metà dell’Ottocento, scoprendo contemporaneamente la sua voglia di cambiamento e di progresso scientifico (la medicina, l’anatomia comparata, l’arrivo della ferrovia e le esplorazioni geografiche).
Dal particolare all’universale
Questo romanzo guarda alle piccole cose della vita e riflette sulle grandi questioni del pensiero umano. Parla di cibo da preparare, di pizzi da lavare, di sete da rigirare, di erbe medicinali da pestare, di libri da restituire e di cappelli da adornare; ma contemporaneamente racconta le crisi dell’adolescenza, l’amore, la morte, l’ambizione, la rabbia, la vendetta, il ricatto, la paura, l’ironia e la gioia.
Mogli e figlie è un romanzo completo, sostenuto da uno stile di scrittura nel quale Elizabeth Gaskell dimostra di aver raggiunto ormai la perfezione.
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